the vegan blah blah

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domenica 15 gennaio 2012

Da vegano a macellaio: il nuovo mestiere più cool di New York

Mio nonno era macellaio (se fosse vivo e sapesse che sono vegana, probabilmente penserebbe che non ho tutte le rotelle a posto...ma erano altri tempi e anche altri luoghi), in un piccolo paese irpino della provincia di Avellino.
Poi i piccoli macellai di paese sono stati sostituiti con le macellerie dei grandi (sempre più grandi) centri commerciali, l’offerta è cresciuta prima ancora che crescesse la domanda, ma la gente si è adattata subito, alla fine ci si poteva permettere di mangiare la carne più di una volta alla settimana, o addirittura al mese.
Con l’industrializzazione dell’allevamento, è diminuita sempre di più l’umanità: il vitello, il maiale, o qualunque altro essere senziente, sono diventati oggetti, come i pezzi di compensato che si tagliano e si modellano per poi realizzare un mobile dell’Ikea.
Alla fine non si può essere umani se bisogna estinguere la sempre maggiore richiesta di carne del giorno d’oggi.
Macellare gli animali in serie, uno dietro l’altro, con una rapidità che ha dell’impressionante, non è bastato: troppo pochi per così tante persone; quindi si è deciso di aumentare il numero di capi di bestiame in maniera esponenziale, garantendo una crescita dell’animale veloce grazie agli ormoni e agli antibiotici.
Sono nati così gli animali strappati alle madri anche nelle prime ore di vita, senza nemmeno concedere la prima poppata (il latte è degli umani, mica del vitello!), chiusi in box strettissimi, costretti a posizioni innaturali e con un’alimentazione del tutto inadeguata, carente di ferro, soprattutto, perché si sa, alla casalinga la carne di vitello piace bianca.
Col passare degli anni certi mestieri, però, hanno iniziato a perdere fascino: i giovani non aspiravano più a diventare falegnami, agricoltori o macellai, ma buttarsi su mestieri più cool e alla moda tipo il grafico, il designer, il pubblicitario e coi mestieri sono cambiate anche le mode alimentari: prima macrobiotico, poi quella dei soli carboidrati, poi quella delle sole proteine, vegetariani per dieta e alla fine vegani.
Eggià, perché tanta gente all’inizio ci crede, va su internet, vede due foto di un vitellino appeso per una zampa e si decide a non mangiare più carne perché è la cosa più barbara che abbia mai visto oppure, peggio del peggio, perché qualche nuovo idolo pompato dalla Peta urla a destra e a manca che gli animali vanno rispettati (e poi si abboffa da MerDonald’s o da KFC).
Poi ci sono quelli come Joshua Applestone.
Applestone è un macellaio che ha debuttato a New York City, nel quartiere di Brooklyn, ed è diventato nel giro di poco tempo una stella.
Il successo di Joshua è dovuto ad un piccolo particolare sorprendente: accanito sostenitore dei verbo di Jonathan Safran Foer e del suo Se niente importa, è stato vegano (chef, oltretutto) per metà della sua vita.
Un giorno Joshua però decide di aprire il suo ristorante e nel 2003 manda a farsi benedire tutti i suoi ideali antispecisti.
Perché la carne è necessaria, ma i fornitori che garantiscano umanità e rispetto all’animale sono ben pochi, quindi non rimane altro che sporcarsi le mani “on our own”.
Nasce così la  “Fleisher’s Grass fed and Organic meat”, la macelleria dell’ex vegano paladino dei diritti degli animali; ma non pensate male, fanno tutto loro: allevano, macellano, squartano, tagliano etc etc, tutto con un occhio particolare al benessere dell’animale, perché il sacrificio è necessario, ma bisogna farlo con rispetto!
Se si chiede a Applestone come sia potuta succedere una cosa del genere, come sia possibile passare da un estremo all’altro dopo aver appreso cosa comporta l’industria della carne sull’animale, lui, candidamente, ride e risponde così: “Dieci anni fa ero vegano, una cosa davvero imbarazzante! Una volta volta ho fatto visita ad un produttore (PRODUTTORE??!! ndr) di vitelli: mi ha invitato a pranzo e, ovviamente, aveva solo bistecche. Non mi scorderò mai la sua faccia quando gli dissi che ero vegano”.
C’è da aggiungere che Joshua viene da una famiglia col pedigree: macellai kosher da quattro generazioni che mal digerivano la scelta vegana, ma che hanno subito riaccolto in famiglia il figliol prodigo in stile “Carramba! Che sorpresa!” quando si è deciso a rinsavire.
Lasciando da parte ogni tipo di commento alla cosa, quello che fa più riflettere è la continua ricerca di qualcosa che aiuti a pulire la coscienza, perché si sa, in fin dei conti la macellazione etica è tutta un’altra storia, anzi, si può scusare del tutto.

Joshua ha deciso di fare la via di mezzo: dare ragione agli animalisti quando dicono che gli animali non sono oggetti e che l’industria della carne è a dir poco disumana, ma fare anche l’occhiolino a quelli che la carne “s’adda magnà”!

Ovviamente il caso è diventato nazionale, la voce si è sparsa per tutto il Paese e Applestone è diventato una star, una specie di messia della braciola: oltre alle televisioni per intervistarlo e gli editori per proporgli libri su libri, va da lui la gente “comune” per chiedergli lezioni su come uccidere e smembrare un animale.

Sarà per la crisi, sarà perché c’è questo ritorno al bucolico, ma quello di Joshua non è un caso isolato, anzi, sotto la sua ala di Gran Maestro della Salsiccia Perfetta si stanno radunando un sacco di ex vegani con tanta voglia di sporcarsi le mani.

La tipologia dell’allievo di Joshua ormai è standardizzata: hipsters della Grande Mela, coi tatuaggi bene in vista (ebbene sì, anche quelli che hanno “Meat is murder” sulle loro braccione possenti), maglia nera e anfibietto; ma non pensate che siano solo uomini, anche le donzelle non vedono l’ora di affondare la lama in un bel coniglietto bianco da scuoiare.

Sarebbe interessante cercare di capire come una persona possa ancora guardarsi allo specchio o comunque come possa alzarsi tutti i giorni dal letto con la coscienza che quel giorno ucciderà almeno una dozzina di animali.

Il re dei macellai alla moda regala la sua ultima chicca nel suo libro The butcher’s guide to well-raised meat (la guida su come comprare, conservare, tagliare e cucinare la carne): nella prima pagina compare un bel “Eat more veggies!”.

 

5 commenti:

  1. Non ho parole.... a parte il suo "Cambiamento di rotta", si evidenzia che questa persona non è mai stato davvero convinto di quello che faceva. E' vero che per il profitto si vende l'anima al diavolo, ma a me sembra piu che altro uno stupido diventato famoso per errore. E' solo una persona stupida, niente altro.

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  2. ma che schifo mi fa questo... la penso proprio come Simoncina

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  3. Sarà, ma a me sembra solo un gran cretino.

    Se c'è una cosa che non sopporto è la "filosofia" abbracciata da molti secondo cui un animale si può anche uccidere e mangiare, purché venga allevato e macellato con rispetto.
    Io a queste persone direi (ovviamente per scherzo, ché non farei male nemmeno ad un moscerino): "adesso ti taglio la gola, però sai, lo faccio con tanto rispetto e stai tranquillo, non soffrirai nemmeno un po'".

    Ah, che roba, è incredibile le scuse che si inventano alcuni pur di continuare a mangiare gli animali!

    Invece ammiro molto chi ha fatto il percorso inverso rispetto a questo cretino di cui sopra, nello specifico Tom Regan, filosofo statunitense che da anni si batte per i diritti degli animali, vegano. La lettura del suo saggio più famoso, appunto "I diritti animali", ha contribuito non poco a farmi diventare vegetariana (ora sto facendo il grande salto per divenire vegana), diversi anni fa.
    Tom Regan da giovane ha lavorato in una macelleria, non uccideva lui personalmente gli animali, ma li squartava, faceva a pezzi ecc..
    Poi... ha aperto gli occhi e si è accorto che dietro quei pezzi di carne c'erano degli esseri viventi ed ha iniziato il suo percorso. Forse, chissà, si è solo soffermato un attimo a guardare un vitello (o maiale, pesce, gallina ecc.) negli occhi.

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  4. Ma perchè non si macella lui? Piu rispettoso di cosi!

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